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"Ricordati di me", parola di malfattore, di ladrone, di criminale, condannato alla morte di
croce. Ogni parola, per essere tale, deve esser dentro una relazione io-tu.
"Ricordati di me" è la parola-preghiera più spericolata, più incomprensibile, più audace. Non chiede miracolo, aiuto, pietà. Chi parla è uno immerso nelle sofferenze più atroci, sa benissimo che è a un passo dalla morte, sa che non può scappare.
L'altro crocifisso è pieno di rabbia, di livore: "Questo che faceva miracoli ora non mi
serve a niente, è un fallito e un mentitore", e lo disprezza. La sofferenza dei due ladroni è la stessa: e il loro compagno Crocifisso è impotente, soffre come loro. E non ci può far niente....
di Padre Vitale
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